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minieraUNA GIORNATA PER RICORDARE - MINIERE E MINATORI

Santa Barbara - 4 Dicembre 2012

E' il 4 dicembre 2012 - classe 3^ C

...Ritorno al passato...

L’Italia nel 1938 produceva il 9,35% di bauxite mondiale, occupando il sesto posto dopo la Francia, la Jugoslavia, la Guiana olandese e la Guiana Britannica, e il 17,7% della produzione europea. Nel 1940 la produzione italiana rappresentava il 12,3% di quella mondiale e il 20,2% della produzione europea, occupando il quinto posto mondiale avendo superato la Jugoslavia. Nel marzo del 1936, Benito Mussoliniaccelerò il processo di realizzazione dell’autarchia economica, facendo la scelta antieconomica di produrre alluminio «totalmente italiano».

L’alluminio veniva utilizzato principalmente per l’industria bellica (aerei), ma anche per produrre mobili, lampade e biciclette. Il fascismo fece di questo metallo la bandiera dell’autosufficienza economica italiana. Il duce poteva contare per questo settore sulla società Montecatini, che ha sempre sostenuto il fascismo sin dalle battaglie del grano degli anni venti. E’ in Puglia che la società milanese scoprì un importante giacimento. Nel promontorio garganico la bauxite fu rinvenuta per la prima volta dal professor Squinabol (illustre geologo di Rovereto) nel 1894 mentre svolgeva i suoi studi geo-fisici sul Gargano; ma solo nel 1917 con Crema si diede seguito alla sua scoperta, estendendo le ricerche e individuando il materiale in una quarantina di località, su una zona irregolare comprendente all’incirca la maggior parte del territorio di San Marco in Lamis, un tratto del contiguo territorio di Rignano Garganico e la parte più bassa della conca di San Giovanni Rotondo. Nel 1937 lo sfruttamento del minerale avvenne in tre aree comprese tra il comune di San Giovanni Rotondo e San Marco in Lamis. Il giacimento maggiore fu rinvenuto in località Quadrone, mentre gli altri due si trovavano in località Posta Rossa ed in località Donna Stella. La qualità del minerale non era eccezionale, i costi di estrazione erano più elevati rispetto all’Istria ma la società Montecatini decise comunque di investire nella bauxite garganica costruendo un importante sito minerario. In pieno regime fascista a San Giovanni Rotondo si diede vita ad un imponente sito minerario che rappresentava per tante famiglie garganiche l’opportunità di riscattarsi da un’esistenza fatta di fatiche e di una povertà immutabile nei secoli. Il materiale estratto veniva caricato su camion e trasportato al porto di Manfredonia per la successiva spedizione allo stabilimento di Porto Marghera, gestito dalla stessa società per la prima lavorazione del minerale. È ragionevole supporre anche che l’esigenza di sfruttare le risorse garganiche fosse dettata dalla necessità di avere un’autonomia mineraria di fronte ad una possibile guerra. I primi anni di attività furono di grande intensità e la società Montecatini decise di costruire un vero e proprio villaggio operaio. Queste azioni furono spinte dal governo centrale. Tra il 1937, anno in cui la miniera aprì, e il 1973, anno in cui la stessa chiuse, l’intensa attività venne spesso interrotta dai rombi assordanti degli aerei degli Alleati che più volte bombardarono il sito minerario. Nel 1940 nel giro di pochi mesi persero la vita due lavoratori, Matteo Siena in marzo e Matteo Notarangelo in novembre: le prime vittime sul lavoro di una lunga serie (i caduti sul lavoro furono 27). Nel 1948 morì Carmine Giuliano, nel 1949 Giovanni Longo e Carlo Chiorri, nel 1950 Nicola Mangiacotti e nel 1951 tre minatori furono travolti, nella notte del 27 luglio, da un violentissimo nubifragio. Nel corso degli anni molti minatori si ammalarono di silicosi, di ulcera gastrica e di altre malattie tipiche dell’insalubre lavoro in miniera. Negli anni cinquanta la Montecatini aumentò l’importazione di bauxite, grazie all’abolizione dei dazi doganali, dando vita alla lunga stagione di licenziamenti. Ad essere licenziati furono soprattutto gli operai assenteisti per ragioni di malattia e coloro che partecipavano attivamente al sindacato. Nel 1964 i segnali della chiusura della miniera si fecero sempre più evidenti. Sempre nel ’64 la direzione della Montecatini spostò di mansioni alcuni lavoratori, creando destabilizzazione tra gli operai. Il 1967 è l’anno in cui si accelera il processo di smobilitazione della miniera con la politica dei trasferimenti. Nel marzo del 1967 la Montedison (dopo la fusione nel 1966 tra Edison e Montecatini) iniziò la costruzione di un impianto di produzione di alluminio a San Paolo in Brasile, con l’accordo con la compagnia brasiliana di alluminio sfruttando le bauxiti locali. È evidente come le logiche capitalistiche di una multinazionale come la Montedison non si siano conciliate con l’esigenza di sviluppo economico del territorio. Le possibilità per i minatori in esubero erano due: accettare il trasferimento in altre miniere o auto licenziarsi. Nel 1973 la Montedison rinuncia definitivamente alla concessione mineraria di San Giovanni Rotondo.

L’annuncio della chiusura dell’attività fu un evento drammatico per tutta la comunità garganica. Il 6 febbraio 1973 la direzione della miniera annunciò la chiusura delle attività prevista per il 17 febbraio. Il giorno seguente 31 dei 70 minatori ancora alla dipendenze della Montedison, spontaneamente, occuparono la miniera; la stampa nazionale li definì “i sepolti vivi” facendo commuovere l’Italia intera. La battaglia dei “sepolti vivi” fu inutile: traditi dal governo nazionale e dall’azienda (che aveva garantito la prosecuzione dell’attività estrattiva), furono trasferiti nelle fabbriche del Nord, determinando la chiusura definitiva della più grande miniera autarchica italiana.

 

... Ma la bauxite... che cos'è?

La "terra rossa" forma la bauxite, che è una roccia sedimentaria che costituisce la principale fonte per la produzione dell'alluminio che  è normalmente ricca di impurità quali silice ed ossidi di ferro e titanio che conferiscono il caratteristico colore rosso.

CaCO3  ---> carbonato di calcio

H2O ---> acqua

CO2  ---> anidride carbonica

Ca(HCO3)---> bicarbonato di calcio

CaCO3  +  H2O = CaCO3  +  H2O (non vi è alcuna reazione)

CaCO3  +  H2O +  COCa(HCO3)2

 

 

 

La bauxite non è altro che il frutto della reazione tra il carbonato di calcio misto ad acqua e anidride carbonica. Bisogna precisare che a permettere la sua formazione, l'elemento chimico fondamentale è l'anidride carbonica, in quanto il solo carbonato di calcio misto all'acqua non reagisce.

La  sua formazione si ha all'interno una dolina che è una conca chiusa, un bacino che si riempirebbe d'acqua originando un laghetto se le pareti ed il fondo fossero impermeabili; invece, di solito, l'acqua viene assorbita attraverso vie sotterranee. Se la terra rossa si forma in condizioni di umidità e con elevate temperature, forma la bauxite. Nel Gargano questa situazione si ebbe circa 70milioni di anni fa, quando si trovava in una condizione di continentalità.

 

... Dopo la partenza…

Partiti da scuola con un pullmino, dopo circa 20 minuti arriviamo alla miniera di bauxite dove ci accoglie il presidente dello Speleo club: Michele Lo Mele. Il signor Lo Mele ci ha informati sull'organizzazione dell'interno della miniera e di come è formata. Vi era un ascensore si estendeva (e si estende tutt'oggi) per un'altezza di 158 metri, dei quali 150 si trovavano al di sopra del suolo e 8 sotto il pelo di faglia.
Tale ascensore è diviso in tre livelli, le cui rispettive entrate si trovano a 80 metri, 120 metri e     150 + 8 metri.
Il 1° livello è alto 80 metri, il 2° livello 120 metri dal punto più alto dell'ascensore (cioè 40 metri in più rispetto al 1° livello) e il 3° livello è alto esattamente quanto tutta la lunghezza dell'ascensore, ovvero 158 metri, dei quali, come espresso in precedenza, 150 al di sopra del suolo e 8 al di sotto del pelo di faglia, e quindi 30 metri in più rispetto al 2° livello cui vanno sommati ulteriori 8 metri. Esso
 inizialmente era destinato solo per i materiali, in seguito anche per i minatori; grazie a questo il lavoro venne molto agevolato. All'interno, oltre ai giacimenti, vi erano stalle, magazzini, trasportatori e cucine. C'erano due corridoi: uno per gli animali e uno per gli uomini. Sotto vi era un lago di diametro 4 m di acqua dolce. Il lavoro in miniera era parecchio faticoso. Nelle miniere, ai possibili incidenti generali che si possono verificare nelle comuni attività di lavoro, vanno aggiunti quelli legati alla particolarità dell'ambiente.

 

... Ma è finito tutto?

Dopo la visita alla miniera andiamo alla tufara ipogea di Santa Lucia. Inizialmente il territorio in cui ora vi è la tufara era occupato dal mare caratterizzato da un clima tropicale; oggi la tufara di Santa Lucia è formata da calcarenite, un tipo di roccia sedimentaria clastica, composta da particelle calcaree delle dimensioni della sabbia. Presenta ancora oggi numerosi fossili di conchiglie e resti che in passato appartenevano al fondale marino. La tufara inizia con un piccolo scavo a cielo aperto dal quale partono otto ingressi distinti scavati nel fronte di cava che immettono nella parte sotterranea del sistema alcuni ingressi sono  introvabili a causa della fitta vegetazione. L'interno è costituito da un susseguirsi di gallerie scavate nella roccia che si intersecano in maniera disordinata e che si prolungano per diversi chilometri e l'area e di circa 120 per 150 m. All'interno delle gallerie sono ben visibili i segni degli strumenti dei minatori, che hanno lasciato sulle pareti un reticolo di scanalature corrispondenti alla superficie di distacco dei blocchetti di tufo. Le stanze hanno pareti arcuate con un altezza di circa 4 m.

  

Pronti? Viaaaaa!!!!!

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Entrati nella tufara ,attrezzati di torce, il Signor Michele ci ha mostrato il percorso da seguire; il percorso era ricco di salite e discese ripide, intervallate da grossi massi di pietre. Durante la visita abbiamo notato sulle pareti della tufara pipistrelli in ibernazione.

 

 

 

 

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Dalla volta,inoltre,penetravano radici di vari alberi tra cui un albero di fico. Da tali radici,dette  peli di faglia,  colavano gocce di acqua . Ogni tanto incontravamo resti di case in pietra di cui potevamo riconoscere le caratteristiche da porte e finestre.

 

 

 

 

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- peli radicali

 

 

 

Dopo 2 ore passate a esplorare il sito usciamo e frastornati ci incamminiamo verso il pullmino…

E come in ogni favola, è giunto il momento di porre la parola “fine” anche alla nostra esperienza, ma il ricordo di quest’avventura rimarrà sempre vivo in noi.

Un ringraziamento particolare ai professori Luigi Cusenza e Giuseppe Cassano, al signor Michele Lo Mele e al suo assistente ma soprattutto a tutti noi…

Redatto dalla 3^ C

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